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giovedì 4 marzo 2010

altre 2 pagine dell'anno scorso, fatte - se ben mi ricordo - sul 7.

sì, uno di quei tram mercedes, merdosi, scomodi, verdastri, con maniglie troppo alte per la metà della popolazione urbana, finestrini chiusi ermeticamente per meglio godere dell'odore altrui e dell'arbitrarietà delle temperature imposte, quelli che quando piove diventano una sorta di aquafan senza cloro ma con le malattie e quando non funziona l'aria condizionata invece si trasformano in un gigantesco vetrino da coltura batteriologica nel quale scambiarsi reciprocamente proteine semplicemente respirando, quelli che quando li vedi da fuori sembrano il rendering di un tubo digerente di un insetto e quando ci sei dentro invece sembrano proprio un tubo digerente di un insetto arredato da un tedesco di quelli che vanno in giro coi sandali e i calzettoni col risvolto al ginocchio, quelli con la vocina che annuncia le fermate in midi senza azzeccare un accento che sia uno e inserti in finto legno di dubbissimo gusto, scivolosi anche da seduti e con un'allarmante tendenza al deragliamento che ci han regalato le amministrazioni albertini-moratti.

dio, quanto amo la bicicletta.




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pag. 42

mi son sempre chiesto di chi fosse quel paio di scarpe in sovrappiù.
pure erano vere, non uso (in genere) inventare quando copio (già, non sono poi 'sto gran prodigio di fantasia).

2 commenti:

Meriluis ha detto...

Quando guardo questi tuoi ritratti penso sempre a questa sequenza di Band a part: http://www.youtube.com/watch?v=ygBciZnhQxo
Anche io osservo le persone nelle metropolitane e sui tram. A volte faccio fotografie. Ma ho sempre il timore di turbare qualcosa. I tuoi disegni hanno molta più grazia di qualsiasi foto.

moltitudo ha detto...

beh, onorato (e imbarazzato) dal suscitare tali alti riferimenti... ovviamente, sono più che felice di muovere qualcosa in chi guarda le mie cose (anche se il termine grazia abbinato a qualcosa di relativo a me ancora non l'aveva usato nessuno, ch'io ricordi).
che temi di turbare?
nei limiti dell'incolumità, non ti curar di loro, ma guarda e scatta.